Ranma 1/2: il remake di un anime da 40 anni più moderno di tanti altri
Lo sbarco su Netflix e una rilettura, con gli occhi di oggi, di un anime oltre le convenzioni di genere
Nel vasto panorama dei manga e degli anime che hanno segnato intere generazioni (compresa la mia), Ranma 1/2 occupa un posto di rilievo. Creato da Rumiko Takahashi (devo dirlo, è la mia mangaka preferita) tra il 1987 e il 1996, l'opera combina magistralmente azione, commedia e romanticismo, affrontando al contempo temi che, ancora oggi, sono al centro del dibattito sull'identità di genere e l'inclusività. Chi sa di cosa parlo, potrebbe obiettare: ma cosa c’azzecca?
Riavvolgiamo il nastro: la storia segue le avventure di Ranma Saotome, un giovane esperto di arti marziali cresciuto sotto la rigida guida del padre, Genma Saotome. Durante un viaggio di allenamento in Cina, i due cadono nelle sorgenti maledette di Jusenkyo. Ogni sorgente è legata a una maledizione particolare: chi vi cade, al contatto con l'acqua fredda, si trasforma in ciò che è annegato lì secoli prima, tornando normale solo con l'acqua calda.
Ranma cade nella sorgente della "ragazza annegata", trasformandosi in una ragazza al contatto con l'acqua fredda, mentre Genma cade nella sorgente del "panda annegato", trasformandosi in un panda gigante. Tornati in Giappone, Ranma e suo padre si trasferiscono al dojo della famiglia Tendo, dove Ranma è promesso in matrimonio a una delle figlie del maestro Soun Tendo, Akane.
Da qui inizia una serie di situazioni comiche e intricate, con personaggi che si innamorano di Ranma sia nella sua forma maschile che femminile (non sto qui a specificarvi la storyline tra lui e Akane), rivali in amore e avversari in combattimento, tutti immersi in una realtà dove le trasformazioni sono all'ordine del giorno.
Credo fortemente che la trasformazione di Ranma non sia solo un espediente comico, ma di fatto un mezzo per esplorare le dinamiche di genere e l'identità personale. L'opera mette in luce come le percezioni degli altri cambino a seconda del genere apparente di Ranma, affrontando con gli occhi di oggi temi come la fluidità di genere, ma con gli occhi di 40 anni fa è interessante notare, come sottotraccia, uno spaccato interessante sulle aspettative sociali legate al sesso biologico.
Va detto che non è la prima volta che Rumiko Takahashi contamina le proprie opere di tessuto sociale - se ci pensate, quel capolavoro di Maison Ikkoku, che consiglio a tutti di recuperare, è di fatto una finestra sulla società giapponese dei primi anni 80 - ma è interessante constatare come anche in un’opera del genere non sono venuti a mancare interessanti analisi sullo spaccato giovanile e culturale dell’epoca.
In un'epoca in cui i media mainstream raramente affrontavano tali argomenti, Ranma 1/2 si distinse per la sua capacità di trattare con leggerezza e profondità questioni complesse, anticipando discussioni che sarebbero diventate centrali solo molti anni dopo.
Nonostante il suo enorme successo internazionale (tra Dragon Ball e One Piece, Ranma 1/2 è sicuramente il convitato di pietra - spero ancora per poco), la diffusione dell’anime in Italia (il manga, dopo una prima pubblicazione per conto di Granata Press ha avuto un enorme successo nell’edizione integrale e curatissima da parte di Star Comics) ha incontrato diverse difficoltà legate alla censura e alle (infondate) preoccupazioni sulle tematiche trattate.
Alla fine degli anni 90, nei vari newsgroup che animavano le conversazioni su internet (gli antenati dei nostri social, anche se diciamo oggi è Reddit l’evoluzione naturale di quel mondo lì) si mormorava e non poco sulla decisione di Mediaset di non acquisire i diritti della serie, che riteneva la trasformazione di Ranma e gli elementi legati al cambio di genere fossero troppo controversi per il pubblico italiano dell'epoca (anche se gli anime erano in realtà il vero e mai nascosto guilty pleasure delle varie psicologhe di turno che a mezzo stampa avevano il coraggio di allarmare i genitori anche su Sailor Moon).
Tuttavia, e per fortuna, l'anime trovò spazio su altre emittenti. GBR, una televisione locale romana, fu la prima a trasmettere parzialmente Ranma 1/2 in Italia, permettendo a un pubblico, seppur limitato, di apprezzare l'opera. Successivamente, l'anime fu trasmesso su Telemontecarlo, raggiungendo una platea più ampia - e recuperando anche gli episodi mai trasmessi, benché doppiati in modo pessimo. Negli anni 2000 fu MTV Italia a inserire Ranma 1/2 nel suo palinsesto dedicato agli anime, contribuendo significativamente alla sua popolarità tra le nuove generazioni. Altre emittenti locali, come Super 3 o il circuito Europa 7, replicarono l'anime, mantenendo viva l'attenzione sull'opera. La trasmissione su queste emittenti - ad eccezione di quella di MTV, che beneficiava dell’adattamento di Dynamic Italia - non fu esente da censure. Alcune scene furono tagliate o modificate per attenuare contenuti ritenuti inappropriati, come nudità parziale o situazioni equivoche.
Il remake di Ranma 1/2 rilasciato da Netflix, presentato in anteprima il 3 ottobre in Giappone con una proiezione speciale alla presenza dei doppiatori di Ranma e Akane - realizzato dallo Studio MAPPA e con lo stesso regista dei primi episodi di One Piece - è il coronamento di un sogno di tutti i fan della serie che da anni lo richiedevano a gran voce. Credo che oggi Ranma 1/2 possa essere riscoperto e apprezzato sotto una nuova luce. L'opera - al netto della sua trama e dei vari intrecci che viaggiano tra comedy, avventura e un pizzico di romanticismo - offre spunti per riflettere su come le aspettative sociali influenzino la percezione di sé e degli altri, invitando a superare stereotipi e pregiudizi.
Non credo di esagerare nell’affermare che Ranma 1/2 rimane un'opera pionieristica che ha saputo combinare umorismo, azione e tematiche profonde in modo armonioso. La sua storia di trasformazione, sia fisica che emotiva, continua a essere rilevante e offre una lente attraverso cui esplorare questioni contemporanee molto più profonde di quanto non possa sembrare all’apparenza.
La mente geniale di Rumiko Takahashi ha dato vita negli anni '80 a un manga - e in seguito a un anime - che in 40 anni non ha mai smesso di essere moderno. È il potere dell’immaginazione e della creatività, capaci di dare vita a una serie che oggi, come ieri, ha sempre il sapore di essere meravigliosamente oltre.